A Modena si racconta che nel 1106, quando venne traslata nella nuova sede del duomo la salma del santo patrono Geminiano, un sacerdote originario di Centotorri, approfittando della scarsa sorveglianza, riuscì a trafugarne un dito della mano, portandolo con sé e collocandolo nella chiesa principale della città turrita, dove gli abitanti ne fecero oggetto di devozione.
La presenza della reliquia fece sì che il nome della cittadina cambiasse in San Gimignano, e il santo modenese ne diventasse il patrono.
Città dalle cento torri è in effetti un appellativo attribuito a molte città, non solo in Italia, il cui aspetto è stato in passato caratterizzato dalla presenza di numerose antiche torri ma è indubbio come solo a San Gimignano ne siano rimaste intatte ben 14, delle 72 che ha avuto nel suo momento di massimo splendore quando le famiglie più ricche facevano a gara nel costruirle a dimostrazione della loro potenza.
La presenza delle numerose torri e di altri capolavori architettonici ed artistici perfettamente inseriti in un tessuto urbanistico cristallizzato, fa di questo borgo medievale, immerso nella verde campagna toscana, una meta obbligata per il turismo internazionale. Nel 1990 il centro storico di San Gimignano è stato dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Abitata già in epoca etrusca e romana, Sancto Geminiano è menzionata per la prima volta in un documento del 929, come possedimento dei vescovi di Volterra.
È possibile che il nome derivi proprio da quello del vescovo modenese, che era vissuto nel IV secolo. Secondo una più popolare leggenda locale, apparendo miracolosamente sulle mura, salvò dalle orde barbariche la città, che da allora, riconoscente, ne prese anche il nome.
San Gimignano si trova su un colle che domina la valle del fiume Elsa, affluente dell’Arno, il più importante fiume della Toscana. Tutt’intorno un paesaggio tipicamente caratterizzato da oliveti e vigneti. Per i vini pregiati, soprattutto la Vernaccia, e per la produzione dello zafferano, esportato anche all’estero, la campagna circostante era rinomata fin dal medioevo.
Sorta lungo la variante collinare della Via Francigena, che conduceva a Roma dalle lontane isole britanniche attraverso la Francia e l’Italia settentrionale, San Gimignano deve la sua espansione alla posizione geografica strategica, rispetto alla rete di strade che percorrevano la Valdelsa e si dirigevano anche verso il porto di Pisa, rimanendo a lungo centro privilegiato per l’attività commerciale, oltre che luogo di sosta per mercanti e pellegrini. Tanto che nel Duecento erano ben nove gli hospitatores che accoglievano e ospitavano i tanti viandanti.
Questa forte espansione mercantile e il conseguente aumento della popolazione fecero crescere rapidamente l’abitato che arrivò a comprendere, entro una seconda nuova cerchia muraria, anche i popolosi borghi di San Giovanni e San Matteo, nati proprio sulla direttrice della Francigena.
Dopo aver lasciato l’auto (o l’autobus) in uno degli ampi parcheggi intorno al piazzale Martiri di Montemaggio, si entra in San Gimignano varcando la Porta San Giovanni, ad arco ribassato, che si apre nelle duecentesche mura della città. Detta anche Porta Senese, segna l’accesso meridionale della Via Francigena, che attraversa tutto il centro urbano.
Il primo tratto, lastricato ed in leggera salita, prende il nome di Via San Giovanni e conduce verso l’arco dei Becci, antica porta della preesistente cerchia muraria, che immette in piazza della Cisterna, fiancheggiato dall’omonima torre e presidiato dal palazzo e dalla torre dei Cugnanesi.
Lungo la strada edifici del XIII e XIV secolo: la chiesa del convento di San Francesco, con quel che rimane della facciata romanico-pisana in pietra, alcune case-torri e palazzo Pratellesi, sede della Biblioteca comunale che conserva oltre diecimila manoscritti.
La più bella piazza della città, da sempre sede di botteghe e taverne, deve il suo nome alla cisterna in pietra che ne occupa il centro. Di forma triangolare, con una lieve pendenza naturale, è pavimentata a mattoni disposti a spina di pesce e circondata da palazzi e torri che si alternano armonicamente.
Entrando nella piazza dall’arco dei Becci, troviamo sulla destra le case Razzi e Salvestrini (duecentesco edificio oggi albergo) ed il palazzo Tortoli-Treccani, del Trecento.
Sul lato opposto spicca la torre del Diavolo (la cui soprelevazione sarebbe stata opera del demonio) con l’adiacente palazzo dei Cortesi. Sulla sinistra il lato più corto di piazza della Cisterna è dominato dalle due torri e dal palazzo della potente famiglia degli Ardighelli.
Contigua a piazza della Cisterna, quella del Duomo accoglie in un unico spazio gli edifici più rappresentativi della storia cittadina: il palazzo del Podestà (1239), in pietra e laterizio, con la possente torre Rognosa, successivamente utilizzata anche come prigione, la cui altezza (51 metri) non poteva essere superata da nessun’altra torre privata cittadina, secondo gli statuti comunali del 1255; il palazzo del Popolo (1288), oggi sede del Comune e del Museo Civico, affiancato dalla Torre Grossa (la più alta: 54 metri), aperta al pubblico, dalla sommità della quale si gode di una magnifica vista; la collegiata di Santa Maria Assunta (il duomo di San Gimignano), ricca di tesori d’arte.
A destra della chiesa si apre piazza delle Erbe con le due torri “gemelle” dei Salvucci, una delle famiglie più facoltose della città in epoca medievale. Si dice che ne avessero fatte erigere due per fare in modo che, idealmente sovrapposte, superassero di gran lunga l’altezza della torre comunale...
Accanto a quello del Podestà il palazzo Chigi-Useppi con la torre del 1280 che è considerata una delle più belle, pur non essendo molto alta.
Lasciando piazza del Duomo si scende per via San Matteo, il tratto cittadino settentrionale della Via Francigena, che termina con l’omonima porta edificata nel 1262.
All’inizio della strada, sulla destra, il palazzo e la torre Pettini, poi il doppio Arco della Cancelleria e, superata quella che era stata una porta della cerchia muraria più interna, il palazzo della Cancelleria (XIII e XIV secolo).
Quindi la romanica chiesa di San Bartolo, anticamente dedicata a San Matteo, dalla bella facciata in mattoni (1173), e la splendida casa-torre Pesciolini in stile fiorentino.
Più oltre un susseguirsi di case e pregevoli palazzi, il cui aspetto medievale, come nel resto della città, si è mantenuto intatto anche a causa del rapido declino politico ed economico iniziato dalla metà del Trecento, quando San Gimignano, impoverita per la partecipazione alle lotte fra guelfi e ghibellini e spopolata dalla peste del 1348, si sottomise a Firenze. Gran parte delle torri crollarono o furono parzialmente abbattute, alcuni palazzi si rovinarono ma tutto il centro storico rimase indenne, nei secoli successivi, da nuovi interventi costruttivi.
Per volere dei fiorentini fu invece edificata, sulla sommità del colle ove sorge San Gimignano, la rocca di Montestaffoli (1353), per respingere eventuali attacchi portati da Siena o ribellioni cittadine: era infatti una fortezza che ospitava truppe agli ordini di un comandante proveniente da Firenze. Ne rimangono tratti di mura ed un’unica torre dalla quale si possono ammirare scorci del borgo e della campagna circostante. La si raggiunge salendo da piazza delle Erbe o percorrendo una serie di scalinate da via Quercecchio. In estate vi si tengono concerti e rappresentazioni.
Vicino a Porta San Matteo, sulla destra, si apre un’altra piazza della città con al centro un pozzo esagonale in pietra, sulla quale si affacciano due chiese: San Pietro in Forliano e Sant’Agostino.
La prima, detta anche di San Piero, è del XII secolo e conserva alcuni interessanti affreschi.
La seconda, con annesso convento dei monaci agostiniani, risale alla fine del XIII secolo e dà il nome alla piazza.
In stile tardo-romanico con qualche elemento gotico, a navata unica con tre cappelle absidali, la chiesa di Sant’Agostino fu completata nella seconda metà del secolo XV con la costruzione del chiostro e la decorazione rinascimentale.
Nel coro un pregevole ciclo di affreschi di Benozzo Gozzoli con episodi della Vita di Sant’Agostino (1465), sopra l’altare maggiore l’Incoronazione di Maria (1483), capolavoro di Piero del Pollaiolo. Bartolo di Fredi è l’autore della Vita di Maria, affresco della cappella absidale destra, e della Pietà, accanto alla porta laterale.
Lungo la parete sinistra, al terzo e al quarto altare, San Sebastiano (1464), altro affresco di Benozzo Gozzoli e una Madonna che allatta il Bambino (1320) di Lippo Memmi.
Nella cappella di San Bartolo, completamente affrescata da Sebastiano Mainardi (1500), l’altare marmoreo che custodisce i resti del santo è opera di Benedetto da Maiano (1495), la pavimentazione in terracotta di Andrea della Robbia.
Detta anche Porta Senese, ad arco ribassato, si apre nelle duecentesche mura cittadine.
La più bella piazza della città, circondata da palazzi e torri che si alternano armonicamente.
Accoglie in un unico spazio gli edifici più rappresentativi della storia cittadina.
Fortezza edificata nel 1353, ne rimangono tratti di mura ed un’unica torre panoramica.
Sormontata da un doppio arco, a sesto acuto e a sesto ribassato, venne edificata nel 1262.
Ampia piazza con al centro un pozzo esagonale in pietra, vi si affacciano due chiese.
Il duomo di San Gimignano, la collegiata di Santa Maria Assunta, si affaccia imponente sulla piazza dall’alto di una scenografica scalinata. Da qui, seduti sui gradini, si può osservare il continuo via vai, oggi di turisti, una volta di pellegrini e cavalieri che, durante tutto il Medioevo, percorrevano la Francigena, la più importante via di comunicazione dell’epoca.
Solennemente consacrata nel 1148 dal papa Eugenio III, di ritorno a Roma, era stata probabilmente edificata intorno all’anno Mille, come semplice pieve poi divenuta propositura nel 1056. Venne intitolata a San Geminiano, il santo protettore della città, le cui reliquie sono conservate all’interno della chiesa e la cui festa patronale è celebrata il 31 gennaio.
Con la crescita e lo sviluppo della città la chiesa fu sottoposta dal 1239 a lavori di ampliamento e di abbellimento, che ne hanno fatto uno degli esempi più notevoli dell’architettura romanica in Toscana.
Nel 1460 fu ulteriormente ingrandita su progetto di Giuliano da Maiano, con il coro che fu portato alle attuali dimensioni e la costruzione delle cappelle della Concezione e di Santa Fina, quest’ultima vero gioiello rinascimentale (vedi riquadro a fondo pagina).
Nel 1575 la chiesa, che nel frattempo era stata elevata al titolo di collegiata, venne riconsacrata a Santa Maria Assunta.
Nel corso dei secoli la semplice facciata duecentesca caratterizzata dalle due porte laterali è stata più volte modificata: prima sono stati aperte le finestre circolari, poi è stata intonacata e successivamente dipinta a riquadri con scene di vita cittadina ed infine nuovamente stonacata e riportata all’aspetto originario.
I danni subiti nel corso della seconda guerra mondiale hanno reso necessario un ultimo restauro della Collegiata.
L’esterno del duomo di San Gimignano, piuttosto spoglio e privo di ornamenti, non lascia certo immaginare la ricchezza dell’interno. Solo entrando si può veramente ammirare la basilica in tutto il suo splendore, rimanendo stupefatti dalla ricchezza delle decorazioni policrome tipiche delle chiese medievali e, soprattutto, dalla bellezza degli affreschi che ricoprono interamente le pareti delle tre navate (nella foto in basso).
A sinistra le Storie dell’Antico Testamento (1367), dipinte da Bartolo di Fredi, pittore con bottega in Siena, raffiguranti episodi biblici quali la Creazione del Mondo, la Creazione di Adamo ed Eva, l’Arca di Noè, il Sogno di Giuseppe prigioniero in Egitto, l’Attraversamento del Mar Rosso e Mosè sul Monte Sinai.
A destra le Storie del Nuovo Testamento (1338-1340), grandioso ciclo di affreschi attribuiti a Lippo e Federico Memmi, appartenenti alla Scuola del più famoso Simone Martini, loro cognato e maestro del gotico senese. Tra le scene rappresentate: la Natività di Cristo, la Presentazione al Tempio, la Strage degli Innocenti, il Battesimo di Gesù, la Resurrezione di Lazzaro, l’Entrata di Gesù a Gerusalemme, l’Ultima Cena, la Preghiera all’Orto dei Getsemani, la Flagellazione, la Crocifissione (l’unica su due livelli) e infine la Resurrezione.
Al centro, sul lato interno della facciata, le opere di tre celebri artisti. In alto un affresco di Taddeo di Bartolo: il Giudizio Universale (1393), di ispirazione dantesca, con i Beati in Paradiso e i Dannati all’Inferno. Sotto, il Martirio di San Sebastiano (1465), di Benozzo Gozzoli. Infine due statue in legno di Jacopo della Quercia: l’Angelo Gabriele e la Vergine Annunziata (1421).
L’ingresso è a pagamento, ma nel costo del biglietto è compreso l’uso di una audioguida per la visita, indispensabile per poter comprendere il messaggio pittorico, ottimamente spiegato in modo chiaro ed esauriente.
Biglietti e audoguide si acquistano e ritirano presso il Museo d’arte sacra, nell’adiacente piazza Pecori. Anche l’ingresso per la visita del duomo è situato nella stessa piazza, sotto una loggia che corre sul fianco sinistro della chiesa ed accoglie un fonte battesimale esagonale opera di Giovanni di Cecco (1379) e un affresco attribuito a Sebastiano Mainardi, allievo del Ghirlandaio, che rappresenta l’Annunciazione.
Il nucleo principale dei Musei civici di San Gimignano è in piazza del Duomo, ai piani superiori del palazzo del Popolo, l’odierno Municipio. Al primo piano è possibile visitare, tra le altre, la sala di Dante, anticamente sala del Consiglio, con la grandiosa Maestà (1317), affresco di Lippo Memmi (nella foto in alto).
Al secondo piano la camera del Podestà, con scene di vita comunale affrescate da Memmo di Filippuccio all’inizio del Trecento, e la Pinacoteca, con dipinti di scuola toscana (secoli XIII-XV): un Gesù crocifisso di Coppo di Marcovaldo, un polittico di Taddeo di Bartolo, una Madonna con Bambino, angeli e santi di Benozzo Gozzoli, una Annunciazione di Filippino Lippi, una pala del Pinturicchio raffigurante l’Assunta con i santi ed altre opere.
Nel cortile del palazzo, oltre agli stemmi dei podestà, un affresco del Sodoma dei primi anni del Cinquecento.
Da piazza del Duomo, attraversando un arco a sinistra della Collegiata, si entra nella piazzetta Pecori sulla quale si affacciano il palazzo della Propositura (XII-XIII secolo) e l’antico Dormitorio dei cappellani, oggi sede del Museo d’arte sacra. Recentemente ampliato e riordinato, dal 1915 raccoglie opere provenienti dalle chiese e dai conventi del territorio. Tra queste la Madonna della rosa, raffinata tavola di Bartolo di Fredi, molto cara alla popolazione di San Gimignano.
Volendo è possibile abbinare la visita del museo a quella del duomo, acquistando un biglietto cumulativo scontato.
In via Folgore da San Gimignano, nel complesso dell’ex Conservatorio di Santa Chiara, si trova l’altro importante polo dei Musei civici: al primo piano il Museo archeologico, con numerosi reperti etruschi, romani e medievali, e la Spezieria dello Spedale di Santa Fina che riproduce l’antica farmacia dell’ospedale dedicato alla popolare beata sangimignanese, con un centinaio di vasi in vetro ed in ceramica realizzati a partire dal 1400.
Al secondo piano la Galleria d’arte moderna e contemporanea “Raffaele De Grada”, dove si tengono anche frequenti rassegne temporanee. La collezione comprende opere di Luciano Bartolini, Vinicio Berti, Niccolò Cannicci, Giannetto Fieschi, Marco Gastini, Renato Guttuso, Sergio Vacchi, Carmelo Zotti.
Nella villa della rocca di Montestaffoli ha sede il Museo del vino Vernaccia di San Gimignano che l’Amministrazione Comunale, il Consorzio della Denominazione e le Associazioni Strada del Vino Vernaccia e Pro Loco hanno voluto per celebrare la storia, la qualità ed il prestigio del vino sangimignanese: la Vernaccia DOCG soprattutto, ma anche le DOC San Gimignano Rosso, Rosato, Vin Santo e gli IGT Toscana di produzione locale. Sono oltre 500 le etichette esposte ed è possibile degustare, accompagnati da esperti sommelier, alcuni dei migliori vini di un territorio che produce annualmente circa 10 milioni di bottiglie, esportandone ben 7 milioni in tutto il mondo.
Il visitatore viene guidato alla scoperta dei segreti del vino, della sua terra e delle aziende che lo producono, in un susseguirsi di immagini, suoni e sensazioni anche olfattive. Infine il Cinevino propone brani di celebri film girati a San Gimignano.
L’ingresso al museo è gratuito.
sangimignanomuseovernaccia.com
In via San Giovanni, a poca distanza l’uno dall’altro, si trovano il Museo della tortura (al n. 123) e il Museo della pena di morte (al n. 82). Fanno parte di una rete museale con sedi anche in altre città toscane e si visitano entrambi acquistando un unico biglietto.
Mettendo in mostra in ambienti volutamente lugubri decine di antichi strumenti provenienti da tutta Europa, appositamente costruiti (e purtroppo utilizzati) per torturare ed uccidere nei modi più diversi, i due musei si propongono di suscitare nei visitatori un sentimento di orrore e ripulsa nei confronti della tortura e della pena di morte.
Una terza esposizione, con più di 100 congegni e atroci macchine di tortura e morte, è quella del Museo criminale medievale, in via del Castello all’angolo con piazza della Cisterna. Nato nel 1983 come esposizione itinerante, è presente stabilmente a San Gimignano fin dal 1992.
Da una collezione di oltre 1200 volatili imbalsamati raccolti dalla naturalista fiorentina marchesa Marianna Panciatichi Ximenes d’Aragona Paolucci (1835-1919), donata nel 1918 al Comune di San Gimignano nel cui territorio gli uccelli furono in parte catturati, provengono i 371 esemplari ampiamente rappresentativi dell’avifauna italiana ed europea esposti nel museo.
Situato dal 1990 in via Quercecchio, in una piccola chiesa sconsacrata del XVI secolo affrescata da Lorenzo Ciardi, il Museo ornitologico di San Gimignano è stato allestito a cura del Dipartimento di Biologia ambientale dell’Università di Siena e dell’Istituto nazionale di Biologia della selvaggina.
L’ingresso è gratuito ma il museo è aperto solamente dal 1 aprile al 30 settembre.
Si dice che i viandanti che si trovavano a percorrere prima dell’alba la Via Francigena nei pressi di San Gimignano assistessero talvolta ad un insolito spettacolo: nei campi intorno alla cittadina si muovevano dei piccoli lumi che pareva li accompagnassero nel loro cammino.
Si trattava in realtà delle lanterne utilizzate dai raccoglitori dei fiori di croco, come fino al Medioevo veniva chiamato (dal latino Crocus sativus) lo zafferano, prodotto all’epoca in notevoli quantità di grande qualità. Furono gli Arabi a cambiarne il nome in za’faran (dal persiano sahafran derivante dalla parola asfar, giallo) con riferimento al colore che la spezia conferisce alle pietanze.
Oggi come allora, tra l’inizio di ottobre e la fine di novembre, i delicati fiori violacei vengono pazientemente raccolti a mano la mattina presto, quando sono ancora chiusi, facendo attenzione a non rovinarne i tre stimmi rosso arancio che, nelle successive ore della stessa giornata, saranno asportati ed essiccati ponendoli in prossimità di brace ardente ottenuta da legname di bosco, ad una temperatura non superiore ai 50°C, in modo da preservarne le caratteristiche organolettiche.
Gli stimmi di zafferano, che dopo la tostatura assumono il caratteristico colore rosso bordeaux, devono essere commercializzati integri per attestarne la purezza e si conservano in barattoli di vetro ermeticamente chiusi, confezionati entro pochi minuti dal termine dell’essiccamento. La lavorazione totalmente manuale spiega l’alto costo dello zafferano: servono circa 120/150 fiori per ottenere un solo grammo di prodotto finito.
La zona di produzione dello Zafferano di San Gimignano DOP è rappresentata esclusivamente dal territorio comunale, le cui caratteristiche idrogeologiche e microclimatiche favoriscono la coltivazione della pianta che necessita di terreni sabbiosi ed aridi. L’intero processo produttivo, che esclude categoricamente l’uso di prodotti chimici, è regolato da un rigido disciplinare di produzione.
Conosciuta fin dall’antichità (se ne ha notizia in un papiro egiziano del 1550 a.C.), questa pianta erbacea originaria dell’India e coltivata in tutta l’Asia Minore, si diffuse in molti paesi del bacino del Mediterraneo ed era usata prevalentemente per per profumare ambienti, tingere tessuti, persino curare alcune malattie o come sostanza afrodisiaca.
Dopo la caduta dell’Impero Romano ed il periodo di crisi che ne seguì, la coltura dello zafferano sopravvisse in oriente e nei paesi arabi. Intorno all’anno Mille si deve proprio agli Arabi una nuova diffusione della spezia, iniziando dalla Spagna che parzialmente occupavano.
Nel Medioevo la Francigena e le altre vie che mettevano in comunicazione il Nord Europa con il Mar Mediterraneo giocarono un ruolo fondamentale nella conoscenza e nel commercio dello zafferano: anche a San Gimignano, come attestano numerosi documenti datati a partire dal 1228, quando una delibera del Consiglio della Comunità autorizzò il rimborso di un pranzo del podestà Gregorio consistente in uno chapone, una gallina et quatuor fercolis camium porchi et in ovis et pipere et croco.
Lo Zafferano di San Gimignano viene utilizzato per colorare alimenti e insaporire vivande: primi piatti (famosissimo il risotto), secondi di carne e pesce, gelati, biscotti e dolci lievitati. Ne bastano 0,1 grammi per preparare una pietanza per quattro persone.
In città molti ristoranti propongono piatti tipici a base di zafferano, il cui aroma si abbina perfettamente anche alla Vernaccia di San Gimignano.
A San Gimignano mangiare e bere non è certo un problema: sono più di cento, considerando anche i dintorni, i locali di tutti i tipi che offrono dal panino al pranzo più ricercato. Non sono molti quelli recensiti dalle maggiori guide enogastronomiche ma, con un po’ di attenzione e un po’ di pazienza nei momenti di maggiore afflusso turistico, si può mangiar bene e bere anche meglio, soprattutto preferendo specialità e vini del luogo. Limitandosi al centro cittadino, dentro e fuori le mura, ecco quaranta segnalazioni: semplici indicazioni che non hanno in alcun modo la pretesa di stilare una classifica di merito.
Per un veloce spuntino al volo o una breve pausa pranzo è sicuramente una buona idea entrare in una delle numerose enoteche che offrono, insieme ai vini, assaggi di salumi, formaggi, prodotti tipici toscani, spesso provenienti dalle migliori aziende del territorio, per poi magari uscirne con una bella bottiglia di Vernaccia DOCG in mano!
Centrale, in fondo a piazza delle Erbe, D!vineria. Si scrive proprio così: la maiuscola è l’iniziale del nome del proprietario ed il punto esclamativo ci sta tutto... specialmente quando si può mangiare seduti ai (pochi) tavoli all’aperto, all’ombra del Duomo. Al di là della Collegiata, in via Quercecchio, La Cantina del Convento (attenzione: nei mesi invernali è aperta solo nei week-end e nei giorni festivi).
Scendendo invece per via San Matteo ci si imbatte nei piccoli tavoli di Gustavo Mescita Vini (esterni, quando è il caso, e interni), apprezzato per le ottime bruschette calde.
Vale la pena fare qualche passo in più e svoltare in via San Martino per raggiungere due piccole ma accoglienti botteghe, entrambe con tavoli interni: Un Mondo di Sapori, tutti da gustare, e La Vecchia Nicchia, che vanta oltre trecento etichette di vini non solo toscani (e un sito web con un bel video promozionale dal quale abbiamo tratto la ripresa aerea di San Gimignano).
Nella parallela via XX Settembre, un wine bar d’atmosfera, Vinotèque, accompagna degustazioni e assaggi con un sottofondo di musica jazz.
Lì vicino Echoes, piccolo pub nel caratteristico vicolo Mainardi (da non confondersi con l’omonima via), per gli amanti dei Pink Floyd, della birra, di qualche buon piatto toscano (ribollita, zuppa di farro, pappardelle al cinghiale) e delle bruschette: sessantacinque quelle in menù! Anche la Bruschetteria Pane e Pomodoro ne offre in quantità (e qualità): si trova in vicolo dell’Oro, dietro il palazzo del Podestà.
Per due fette di pane toscano con formaggio pecorino e salame o finocchiona rigorosamente tagliati al coltello, andare Dal Bertelli, la cui famiglia vive a San Gimignano dal 1779, nella pittoresca bottega di via Capassi, parallela di via San Matteo.
Un trancio di pizza appena sfornato lo si può invece trovare da RiccaPizza, in via San Giovanni, oppure da Lo Spuntino, in via XX Settembre.
Dopo uno spuntino, ma anche in altri momenti della giornata, cosa c’è di meglio di un buon gelato? Se poi è quello del Dondoli, maestro gelatiere creatore di gusti originali ed insoliti ottenuti utilizzando ingredienti rigorosamente selezionati, anche della tradizione locale come lo zafferano e la vernaccia, la domanda è assolutamente retorica.
La sua Pluripremiata Gelateria Artigiana di Piazza (della Cisterna) è conosciuta in tutto il mondo, come testimoniano le numerose foto delle celebrità che ne hanno apprezzato il gelato o come attesta il secondo posto tra i The world’s best gourmet sights 2015 di Lonely Planet, top ten dei luoghi (mercati, botteghe, cantine) dove si gusta il buono circondati dal bello.
Di fronte la Gelateria-Caffetteria dell’Olmo offre una valida alternativa a chi il gelato artigianale (“il più buono del mondo”, come promette l’insegna) vuole gustarselo comodamente seduto ad uno dei tavoli all’aperto.
In effetti può essere molto piacevole sedersi ai tavoli esterni dei locali di piazza della Cisterna: si può pranzare, cenare, fare uno spuntino, prendere un aperitivo o semplicemente un caffè, sorseggiare un cocktail, una birra, un bicchiere di vino, sempre godendo della bellezza del luogo. E poco importa se la qualità ed il servizio, al contrario dei prezzi, non sempre sono pienamente all’altezza.
Si affacciano sulla piazza il bar La Cisterna, il bar Caffè Torre Guelfa, il dehors del ristorante Le Terrazze, che da aprile a ottobre diventa anche bar-brasserie aperto tutto il giorno fino a tarda sera. Dotato di due ampie e luminose sale interne, completamente vetrate, con panorama che spazia da Monteriggioni fino a Siena, serve piatti tipici toscani con pasta fresca, carni alla griglia e tartufi.
Della stessa stupenda vista sulle colline che circondano il borgo beneficia anche l’enoteca wine bar diVinorum: non ha tavoli in piazza ma si caratterizza per la particolare location con affaccio sul retro, dove alcuni tavolinetti da due persone trovano posto lungo il vicolo che porta alla passeggiata panoramica.
Altri “tavoli con vista” in piazza del Duomo, al bar Le Torri, e in quella limitrofa, al Caffè delle Erbe.
Vicino alle due porte principali della cittadina si trovano alcuni dei più vecchi ristoranti di San Gimignano, spesso nati come trattorie e affittacamere là dove prima ancora esistevano gli ostelli per ospitare i viandanti che percorrevano la Via Francigena.
Seguendo ricette tramandate negli anni, preparano i tipici piatti della cucina toscana: gli antipasti con crostini e salumi, le pappardelle e le lasagne a base di cacciagione, i pici (una sorta di spaghetti molto corposi, fatti a mano, a base di acqua e farina), le zuppe di legumi e verdure, la bistecca alla fiorentina, i brasati al vino chianti, la trippa, il gran fritto dell’aia, gli immancabili fagioli conditi con olio extra vergine, per citarne solo alcuni. Per accompagnarli ovviamente suggeriscono i vini locali: la Vernaccia di San Gimignano DOCG (bianco) ed il San Gimignano DOC (rosso); ma anche gli altri vini toscani e nazionali, proponendo etichette più o meno note ma quasi sempre di ottimo livello.
Superata Porta San Giovanni, la Trattoria Chiribiri, sulla sinistra in piazza della Madonna, aperta non stop dalle undici del mattino alle undici di sera.
Poi, lungo la via principale, il Bel Soggiorno, hotel-ristorante che accoglie gli ospiti in una bella sala panoramica.
La Mandragola di via Berignano, l’Osteria I Quattro Gatti in via Quercecchio e Le Vecchie Mura di via Piandornella, dispongono tutte di piacevoli terrazze all’aperto.
Dulcisinfundo di vicolo degli Innocenti (chiuso nel periodo invernale, Natale e Capodanno esclusi) si avvale anche di prodotti provenienti direttamente dalla propria azienda agricola: olio extravergine di oliva, zafferano DOP purissimo di San Gimignano, ortaggi ed erbe aromatiche.
L’Osteria del Carcere di via del Castello è invece la classica eccezione che conferma la regola: niente pasta, nemmeno i pici, ma tante zuppe, niente tagliata o filetto ma faraona ripiena... Poi crostoni, insolite insalate, formaggi, da accompagnare scegliendo tra i numerosi vini disponibili al calice.
Dalla parte opposta di San Gimignano, a pochi passi da Porta San Matteo, il ristorante La Stella già alla fine del 1800 ospitava i primi turisti stranieri in visita alla città, mentre l’elegante Il Pino di via Cellolese è aperto dal 1929.
Poco più in là, nella tranquilla via Mainardi, con la bella stagione apparecchiano qualche tavolo all’aperto l’Osteria delle Catene e La Mangiatoia.
Quest’ultimo, insieme ad alcuni altri nelle vicinanze, fa parte di un gruppo di ristoranti tra i più apprezzati di San Gimignano.
Situati in antichi palazzi, all’interno di ambienti gradevoli e accoglienti curati nei minimi particolari, propongono una cucina attenta alla tradizione toscana e locale in particolare, fanno uso di materie prime genuine e tipiche del territorio (come lo zafferano, il tartufo, la cinta senese, la carne chianina), talvolta sorprendendo con alcune rivisitazioni che conferiscono ai piatti un tocco raffinato.
In via San Martino Cum Quibus (squisita la ribollita ed imperdibile il mezz’uovo al tartufo) e San Martino 26 (originali i ravioli ripieni di pappa al pomodoro con crema di lardo di cinta senese e gamberi), in via Capassi Perucà (da provare il filetto di manzo avvolto con lardo di Colonnata, legato con pancetta di cinta senese, alloro ed aglio, accompagnato con fagioli bianchi al fiasco).
Dorandò, ristorante di vicolo dell’Oro dall’ambiente intimo e curato, impreziosito da opere di pittori sangimignanesi, gioca con la tradizione toscana con risultati talvolta non sempre del tutto convincenti. Il conto rispecchia comunque il livello del locale.
Volendo spendere il giusto mangiando bene merita una segnalazione la Locanda di Sant’Agostino, simpatico locale a conduzione familiare dotato anche di un piacevole spazio esterno nella piazza omonima.
Chi apprezza la pizza cotta nel forno a legna, la carne chianina certificata IGP cotta sulla griglia con brace di legna e ama la musica classica, può recarsi da Il Trovatore, fuori le mura in viale dei Fossi: ha un parcheggio privato, una terrazza all’aperto e ogni sera si proietta uno spettacolo lirico che accompagna la cena.
A quattrocento metri dal centro storico, in via Matteotti, si mangiano pizza e piatti di pesce al ristorante del moderno hotel Da Graziano, anche in una bella terrazza esterna con vista sulla cittadina, così come al Fuori Porta di via Roma.
Nella stessa strada, siamo nella zona dei parcheggi auto e bus vicini a Porta San Giovanni, l’Enjoy Bar per un aperitivo al tramonto ed il piccolo Caffè Giardino: molto apprezzato, soprattutto per la “schiacciata” della casa (focaccia per i panini). Di seguito, la trattoria Rigoletto, sempre aperta dalle 10.30 alle 22.30, dove si mangia con un ottimo rapporto qualità-prezzo.
Numerosi altri ristoranti sono presenti nelle campagne intorno alla città, spesso situati in strutture agrituristiche.
Nel raggio di pochi chilometri dal centro cittadino, centinaia di strutture ricettive sono pronte ad ospitare chi desidera dormire a San Gimignano, decidendo di non limitare la visita ad una sola giornata, o chi vuole trascorrere qualche giorno nella verde campagna toscana, avendo a breve distanza tutte le più importanti città d’arte della regione: Firenze, Pisa, Lucca, Siena e poi Volterra, Pienza, Montalcino, il Chianti, la Val d’Orcia, le Crete senesi…
Per godere pienamente la magica atmosfera della cittadina medievale, niente di meglio che alloggiare all’interno della cerchia muraria, in antichi palazzi quasi sempre ristrutturati ed arredati con gusto, nel rispetto di architetture millenarie ma con tutti i più moderni comfort.
Impagabili (ma in realtà le tariffe sono più che accessibili...) le camere con vista sulla bellissima piazza della Cisterna di due tra i più antichi hotel di San Gimignano: il Leon Bianco e La Cisterna, nel cui edificio già nel XII secolo si accoglievano i pellegrini in viaggio sulla Via Francigena.
Centralissimi anche il Bel Soggiorno, hotel con ristorante panoramico di via San Giovanni, e L’Antico Pozzo, hotel di charme di via San Matteo (nella foto sullo sfondo della pagina una delle camere di Dante, le più prestigiose dell’albergo).
Vicino al centro storico, in via Dante, l’hotel Villa Belvedere occupa interamente una elegante costruzione ottocentesca circondata da un bel giardino con piscina.
In località Strada, l’hotel San Michele propone sistemazioni dal classico stile toscano, l’hotel La Collegiata camere che occupano quello che un tempo era il chiostro di un convento francescano del XVI secolo, arredate in uno stile che ricorda i palazzi rinascimentali senesi. Entrambi gli alberghi dispongono di piscina e giardino panoramico.
A quattrocento metri da Porta San Giovanni, in via Matteotti, l’Hotel-Ristorante da Graziano accoglie gli ospiti in camere moderne e funzionali, il Relais Santa Chiara in piacevoli camere e suite di taglio classico mettendo a loro disposizione anche una piscina all’aperto con vasca idromassaggio.
Una valida alternativa agli alberghi è sicuramente quella offerta dai numerosissimi b&b, affittacamere, appartamenti per vacanza, disponibili a San Gimignano, fuori e dentro le mura cittadine.
Iniziando dalla zona dei principali parcheggi per auto e bus, in una tranquilla villetta con giardino di via Matteotti Primetta House propone una camera matrimoniale e un appartamento. In località Il Lazzaretto, sulla sommità di di una collina, la Locanda Viani ospita in quattro graziose camere con vista sulle torri. Lungo la via Vecchia per Poggibonsi Il Fienile affitta camere in stile rustico mentre il b&b Ponte a Nappo, oltre alle camere della struttura principale dotata di piscina all’aperto, gestisce anche altre sistemazioni nel centro storico.
Entrando da Porta San Giovanni, la Casa dei Castaldi offre ampie camere affacciate sulla chiesa di San Francesco. In via Berignano Casa Aladina dispone di camere economiche e confortevoli, Il Nido di Anna di camere molto curate ed accoglienti. Nella stessa strada anche i due b&b di Palazzo al Torrione, edificio storico elegantemente ristrutturato situato lungo l’antica cinta muraria. Svoltando in via Quercecchio, le camere e gli appartamenti, in stile tipico toscano, della Locanda di Quercecchio.
Volendo alloggiare in posizione ancor più centrale lo si può fare Al Pozzo dei Desideri, in piazza della Cisterna: camere con vista e prestigiose suite, finemente arredate. Oppure in piazza delle Erbe a La Casa dei Potenti, dotata anche di un parcheggio privato. Poco più in là, in via Diaccetto, la Locanda La Mandragola, villa con giardino ai margini del parco della rocca di Montestaffoli.
Raggiungendo via Mainardi meritano una segnalazione le piacevoli camere colorate del b&b Le Undici Lune, quelle con uso di cucina di Totti Affittacamere, i raffinati appartamenti di design di Casa Bardi e, dietro l’angolo, in via San Matteo, due dimore storiche: la Residenza d’Epoca Palazzo Buonaccorsi e la Casa Torre Margherita, già Palazzo Talei Franzesi, che offrono ospitalità in camere piene di charme.
In via San Matteo si trova anche la Guest House La Torre Nomipesciolini, accanto all’omonimo palazzo. Fuori Porta San Matteo il b&b I Coppi di via Dante, con magnifica vista sulla campagna circostante.
Vicino alla porta ma dentro la cerchia delle mura, la Locanda Il Pino di via Cellolese e gli appartamenti della casa per vacanze Fattoria Guicciardini, in piazza Sant’Agostino. Tornando indietro lungo via delle Romite, Donna Nobile, che prende il nome da un antico ospedale per viandanti, propone gradevoli camere ed appartamenti, così come Duccio Nacci Rooms di via Santo Stefano, a pochi passi da piazza della Cisterna.
Tutti gli appartamenti comprendono, ovviamente, anche la cucina (o un angolo cottura) e una zona pranzo. Sono la soluzione ideale per chi desidera vivere la propria vacanza in piena autonomia.
Le segnalazioni di questa guida si limitano esclusivamente al centro storico e all’abitato circostante, in genere prediligendo alloggi che possono essere prenotati anche per una sola notte. Ma, nel centro abitato o nelle campagne limitrofe, sono disponibili numerose case per vacanza e alcune ville, strutture ricettive che invece spesso vengono affittate settimanalmente o per un numero minimo di giorni.
La bellezza della campagna intorno a San Gimignano e il desiderio di vivere almeno per qualche giorno a contatto con la natura, in un territorio noto per la qualità dei prodotti agro-alimentari, sono senza dubbio due buoni motivi per scegliere di pernottare in un agriturismo, ospitati da chi contribuisce notevolmente a mantenere vive tradizioni popolari millenarie. Oltre alle aziende agricole, molte altre case di campagna offrono ospitalità rurale per una o più notti.
Tutte queste strutture sono prenotabili utilizzando il servizio di .
Per gli amanti del campeggio, a due chilometri da San Gimignano ma facilmente raggiungibile anche con i mezzi pubblici, il Boschetto di Piemma accoglie i propri ospiti in un boschetto di lecci e querce secolari, circondato da uliveti e vigneti. Dispone di piazzole per tende, caravan, camper e di chalet di varie dimensioni che possono ospitare da 2 a 7 persone. Un bar-ristorante-pizzeria, due piscine (la più piccola con idromasssaggio) e tre campi da tennis completano la dotazione del campeggio.
Chi arriva da nord percorrendo l’A1 Autostrada del Sole deve uscire al casello di Firenze-Impruneta, immettersi nel raccordo autostradale per Siena e raggiungere Poggibonsi Nord da dove si prosegue seguendo le indicazioni per San Gimignano, distante pochi chilometri.
Proveniendo invece dalla costa tirrenica occorre lasciare l’autostrada A12 al casello di Pisa-Centro ed imboccare la strada di grande comunicazione per Firenze (SGC Fi-Pi-Li). Uscendo a Empoli-Ponte a Elsa si incrocia la strada regionale 439 per Poggibonsi e Siena. Superato Castelfiorentino e giunti a Certaldo si arriva a San Gimignano lungo una bella strada panoramica.
Chi viene da sud deve prima raggiungere Siena: con il raccordo da Bettolle se sta percorrendo l’A1 oppure il raccordo autostradale da Perugia, con la superstrada da Grosseto se proviene dalla A12 Roma-Civitavecchia e poi dalla statale Aurelia (SS1). Da Siena si prosegue sul raccordo autostradale in direzione Firenze e si esce a Poggibonsi Nord, seguendo poi le indicazioni per San Gimignano.
È possibile calcolare distanze, tempi di percorrenza e costi utilizzando il servizio offerto via web dalla Michelin, con il quale si possono valutare anche eventuali percorsi alternativi.
I due aeroporti internazionali più vicini sono l’Amerigo Vespucci di Firenze-Peretola * e il Galileo Galilei di Pisa-San Giusto *.
Da entrambi si può arrivare a San Gimignano noleggiando un auto (opzione consigliata) oppure servendosi dei mezzi pubblici.
Da Firenze Santa Maria Novella occorre prendere un regionale per Siena o per Pisa. In questo secondo caso è previsto un cambio di treno alla stazione di Empoli, così come quando si percorre la linea ferroviaria in senso inverso da Pisa verso Firenze.
Da Empoli la ferrovia, non elettrificata e parzialmente ancora a binario unico, si snoda lungo la Valdelsa: oltrepassate le stazioni di Castelfiorentino e Certaldo, si scende a quella di Poggibonsi-San Gimignano da dove è possibile raggiungere in autobus la cittadina turistica.
La ferrovia prosegue per Siena e successivamente si ricongiunge alla linea principale Firenze-Roma a Chiusi-Chianciano Terme. È quindi da questa stazione che chi proviene da sud potrà raggiungere Poggibonsi-San Gimignano, anche se sarà necessario cambiare nuovamente treno a Siena.
Da Firenze e da Siena il sistema meno complicato per arrivare a San Gimignano se non si dispone di auto propria è senza dubbio il bus.
Dal capoluogo regionale in un’ora e mezza, due ore massimo si raggiunge la cittadina, cambiando autobus a Poggibonsi.
Dal capoluogo provinciale si impiegano circa trenta minuti in meno e non sempre è necessario cambiare autobus.
Tutte le linee sono gestite dalla stessa compagnia regionale, la Tiemme - Toscana Mobilità, che cura anche il servizio urbano di San Gimignano.
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